martedì 10 marzo 2009

ECONOMIA ED ATTIVITA' PRODUTTIVE: IDEE PER IL DOMANI

Documento di sintesi del lavoro svolto dal Forum economia ed Attività produttive

Premessa
Questi ultimi anni ci hanno fatto toccare con mano con quanta repentinità imprese grandi e piccole, ed interi sistemi produttivi locali, possono in breve tempo entrare in crisi e creare potenziali pericolose situazioni “domino” nel nostro Paese. Una situazione sociale delle famiglie che sembrava tranquilla che si ritrova nel breve volgere di pochi anni a fare i conti col mantenimento del proprio tenore di vita e sulle incertezze economiche che si prospettano nel futuro.
Temi come contrazione della domanda di consumo, competitività, innovazione, competenze distintive, che sembravano cose che poi alla fine non dovevano toccarci troppo da vicino, stanno portando tutto il loro significato sulle nostre imprese, sull’occupazione e sulla vita di molti lavoratori e sulle loro famiglie.
La crisi che stiamo vivendo, da molti analisti definita, nelle sue caratteristiche e forme, inedita ed imprevedibile, con continue turbolenze sui mercati, da quelli finanziari (le borse mondiali che nel giro di un anno hanno dimezzato le capitalizzazioni dei titoli gestiti), a quelli delle materie prime (il petrolio che nel mese di agosto scorso si avvicinava ai 150 dollari al barile, ad inizio dicembre viene quotato intorno ai 40 dollari al barile, dando uno squarcio impressionante sulle speculazioni mondiali che sono attive), a quelli dei beni di consumo e servizi (contrazione della domanda, difficoltà del commercio e crisi per molte imprese di produzione).
In questa crisi, nelle sue precipitazioni e rotture di equilibri consolidati, c’è anche da saper leggere il nuovo ordine che si va formando, il superamento del liberismo sfacciato della finanza creativa e del “meno regole per tutti” fa i conti con la nostra storia portandosi dietro e dentro di tutto (dalle esistenze di vita di larghi strati di popolazione, al piccolo risparmio tradito, al lavoro che si perde, alle famiglie che non arrivano alla fine del mese ed altro ancora).
In modo trasversale tutto si rimescola ed in una sorte di eruzione vengono inghiottite vecchie certezze e vengono sputate fuori nuove incertezze e paure.
Nell’andare avanti occorre però, in questo quadro di tempesta, cercare i nuovi spazi che si aprono e saper cogliere le opportunità di cambiamento che si possono realizzare e ristabilire le ragioni del nostro riformismo, della nostra visione della vita e dell’idea di una democrazia che include con regole, doveri e diritti.
In questi passaggi quotidiani apparentemente confusi ed incomprensibili, occorre trovare il coraggio e l’ambizione di ricostruire una prospettiva per il Paese. Questa volta il coraggio e l’ambizione non può non partire dai sistemi locali, dalla loro capacità di esprimere i valori e saper elaborare visione e pragmaticità nelle peculiarità contestuali.
In questo senso il Comune di San Gimignano – nei limiti delle sue competenze ed assieme agli altri Enti ed Istituzioni - può e deve essere un luogo di elaborazione e di frontiera.

Il sistema produttivo locale: quale posizionamento competitivo?
Come è noto il nostro sistema manifatturiero provinciale e quindi anche quello comunale è caratterizzato da micro-imprese molte delle quali di tipo o di provenienza artigianale che operano in differenziati comparti e con la presenza su alcune specializzazioni produttive alcune delle quali nel loro settore di specifico rilievo come nel metalmeccanico, nell’agroalimentare e nel camper.
Accanto a questo numeroso insieme di micro e piccole imprese sono poi localizzate anche un contenuto numero di grandi imprese di proprietà prevalente di multinazionali che rappresentano in una certa misura dei battitori liberi costantemente attenti a misurare le convenienze localizzative e confrontare la redditività tra i diversi stabilimenti sparsi nel mondo. Anche su questo fronte occorre continuare a fare i conti e cercare negoziazioni che tutelino occupazione e sviluppo.
Il tema del posizionamento competitivo di sistema, che apparentemente potrebbe sembrare solo un ragionamento “filosofico” contiene invece la consapevolezza che le imprese localizzate nel nostro territorio che si sviluppano meglio sono quelle che creano prodotti di qualità distintiva (pensiamo ad esempio all’agroalimentare), innovativi (pensiamo ad esempio alle biotecnologie, ma anche a quelle che si collegheranno al costituendo Parco scientifico tecnologico per l’uso delle energie rinnovabili) e a quelle che richiedono specifiche competenze specializzate o offrono vantaggi di prossimità localizzativa ai propri clienti (pensiamo ad esempio all’integrazione di pezzi di filiera presenti come per la camperistica). Senza dimenticare che creare prodotti a maggiore valore aggiunto sono necessari addetti più qualificati che possono essere retribuiti con salari migliori.
Ma ovviamente questi sono temi che non possono essere affrontati dal singolo Comune. Vanno contestualizzati in un ambito più vasto quale quello circondariale.
A livello provinciale e circondariale molto è stato fatto ed in modo molto articolato anche sul versante strutturale (sostegno ai processi innovativi, creazione di competenze tecnico-scientifiche, internazionalizzazione, ecc,) ed i primi risultati si iniziano anche a vedere nonostante la crisi.
Per il futuro occorrerà fare molto di più, consapevoli dell’esperienza maturata e di quanto sta accadendo nei sistemi economici ci devono spingere sempre più a sostenere in modo nuovo i nostri sistemi produttivi locali.
Un tema centrale nello sviluppo locale è la dimensione spaziale di riferimento che essa occupa. I confini comunali, per le loro caratteristiche “amministrative”, come la quasi totalità delle situazioni dimostrano, non sono singolarmente adeguati a rispondere alle molteplici esigenze dei cittadini. I tempi di oggi hanno portato alle persone la libertà di movimento e di fruizione di un territorio allargato che va oltre i confini del comune di residenza (spesso si abita in un comune e si va a lavorare in un altro o si va a fare acquisti in altri ancora, ecc.).
La figura dell’user city diventa l’emblema di questa realtà che modifica profondamente l’organizzazione sociale, gli usi e le abitudini dei singoli e crea picchi di pressione ambientale in punti di snodo logistico (mobilità privata) ed impatti nella distribuzione tra centri di produzione e di servizio alle persone, ecc.; in questo contesto i comuni, all’interno dei loro vincoli di area amministrata, devono tentare di dare risposte ad esigenze che trovano formazione e declinazione in altri luoghi ed ambiti e soprattutto cercare risorse finanziarie adeguate per far fronte alle spese derivanti dall’erogazione di servizi.
In questa situazione si determina un’ “asimmetria strutturale” (rapporto tra il sistema comunale chiuso ed il sistema locale aperto) che può portare anche a rischi di una “deriva autarchica” dei comuni dove molti di essi sono tentati a cercare in modo indipendente di poter portare avanti da soli proprie iniziative a soluzione su specifici problemi.
Le esperienze di questi anni, nei limiti e nelle difficoltà, hanno portato molti di questi comuni a rivedere questa impostazione rigidamente autocentrata ed oggi sono un numero crescente quelli che sentono l’esigenza di associarsi per l’erogazione di servizi. Molti passi importanti (anche di tipo culturale) in questa direzione sono stati fatti ed è prevedibile che ci saranno altre ed ulteriori esperienze in questa direzione.
In queste dinamiche la gestione dello sviluppo edilizio civile e produttivo ne è rimasta in larghissima parte estranea a forme di co-progettazione e co-gestione. I motivi, oltre che per preservare l’autonomia politica decisionale, vanno ricercati nel fatto che nelle concessioni edilizie e nella riscossione degli oneri di urbanizzazione si formano spesso le risorse finanziarie maggiori per i comuni. Nel quadro di ristrettezze derivante dal pesante indebitamento pubblico, dal decentramento di funzioni dallo Stato Centrale agli enti territoriali senza adeguati trasferimenti finanziari, per molti comuni spingere verso lo sviluppo edilizio significa poter acquisire risorse necessarie per erogare i servizi alle popolazioni residenti.
Questa dinamica spinta di sviluppo edilizio, pur portando qualche beneficio di breve, rischia di compromettere gli equilibri nel medio periodo almeno sotto due aspetti: il consumo del territorio con problemi di impatto ambientali maggiori ed in seguito maggiori costi di gestione per i comuni che dovranno garantire servizi e manutenzioni nelle nuove aree urbanizzate.
Rispetto allo sviluppo urbanistico per la creazione di aree produttive questi aspetti si fanno ancora più problematici. Dalle tensioni tra comuni sulle scelte dei piani regolatori nelle aree dei confini municipali (spesso un comune da un lato da una destinazione civile ed un altro una produttiva, gli impatti ambientali, ecc.) alla distribuzione degli impatti (un comune coglie le “rendite” dell’insediamento produttivo ed un altro l’onere di erogare servizi, ecc.)
Tutto questo senza affrontare il tema delle esigenze reali e delle utilità per le imprese che si trovano spesso a doversi “adattare” (soprattutto i piccoli imprenditori) a molte scelte che vengono fatte dagli amministratori e viceversa a seguire pedissequamente e regolare utilità specifiche di imprenditori fuori da contesti di programmazione organici e coerenti.
In questa fase di mercato e rispetto alle caratteristiche del sistema produttivo presente nel territorio occorrerà (ovviamente in sinergia con Enti di livello superiore e a livello di circondario) oltre che ad intervenire con attenzione sull’attuale contingenza che vede molte imprese in difficoltà e ricorrenti problemi per la difesa dell’occupazione, promuovere ed attivarsi in chiave strategica.
Su quest’ultimo aspetto, un tema importante è quello di puntare a promuovere la realizzazione di sistemi distrettuali di competenza dove le imprese possono dare il loro contributo a più filiere produttive e il Comune in questo senso può giocare un ruolo attivo.
È importante cercare di svilupparsi in questo ambito perché, tra l’altro, si potrebbe anche promuove la collaborazione tra imprese locali (e le nostre imprese spesso sono troppo piccole per farlo da sole) ed esterne al nostro territorio, ma anche per favorire delle collaborazioni con centri di competenza come le università e centri di ricerca ed innovazione nazionali ed internazionali. Tutto per puntare a realizzare l’integrazione tra competenze specializzate e per essere partecipi nella creazione di prodotti e servizi innovativi da mettere a disposizione di più filiere produttive.
L’idea è che lavorando in particolare sulla centralità di far crescere una sub-fornitura qualificata dove, le imprese che vi operano hanno i loro asset competitivi sull’innovazione e sulle caratteristiche delle soluzioni che propongono più che confrontarsi principalmente sulla competitività di costo. La formazione di sistemi di sub-fornitura qualificata potrebbe rappresentare un ulteriore evoluzione da proporre ad esempio ad alcune imprese di sub-fornitura che già operano nella camperistica. Tutto questo dovrebbe contribuire a promuovere imprese del territorio che creano maggiore valore aggiunto ed occupazione qualificata.


Per una riorganizzazione dell’offerta localizzativa
Il valore paesaggistico è uno degli asset caratteristici della nostra identità territoriale, dopo aver posto attenzione alla salvaguardia e valorizzazione del paesaggio urbano e del paesaggio rurale, riprendendo le indicazioni elaborate nel corso dell’aggiornamento del Piano Territoriale di Coordinamento da parte della Provincia di Siena e del contenuto stesso del Piano Strutturale del Comune, è importante proporre una particolare attenzione alla riqualificazione delle aree produttive.
La riqualificazione delle aree produttive deve diventare una delle azioni qualificanti da proporre. Questo per una serie di ragioni tutte importanti e tutte collegate allo sviluppo del nostro territorio. La riqualificazione delle aree produttive dal punto di vista strutturale e funzionale deve mirare in particolare:
alla riqualificazione dei siti in logica APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate) preoccupandosi di predisporre infrastrutture e servizi per la riduzione degli impatti ambientali, risparmio energetico e chiusura del ciclo dei rifiuti;
al recupero delle estetiche degli agglomerati immobiliari ed infrastrutturali, cercando di sviluppare un’idea di “paesaggio produttivo” che si armonizzi col territorio sia esso rurale che urbano; questo rappresenta un punto importante per la coesistenza e valorizzazione del nostro territorio e delle nostre imprese (immaginate l’effetto di marketing del territorio sulla strada tra Poggibonsi e S. Gimignano come un’esposizione permanente ove ogni giorno vi transitano migliaia di persone che poi sono portate ad associare luogo, impresa, prodotti come elementi di una qualità complessiva);
a contribuire a creare fattori competitivi di sistema nella sub-fornitura e nelle complementarietà di produzione (es. utilizzo di depuratori per il trattamento di specifici residui, l’utilizzo degli scarti e residui per altre produzioni, ecc.).
Partendo dalla riqualificazione delle aree produttive si va a strutturare un nuovo sistema di “organizzazione dell’offerta produttiva” locale e provinciale in grado di trattenere meglio le imprese già insediate ed attrarre in modo selettivo delle nuove attività imprenditoriali.
Progettare una nuova “organizzazione dell’offerta produttiva” rappresenta una vera svolta culturale per il nostro territorio e ci qualifica in modo moderno e più qualificato nelle politiche di programmazione, pianificazione e marketing territoriale.
L’ulteriore idea da sviluppare, riprendendo i risultati prodotti dalla Provincia di Siena dagli studi per l’aggiornamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è quella di promuovere la costituzione di due Parchi APEA, uno in Val d’Elsa e l’altro in Val di Chiana con lo scopo di creare delle masse critiche di sistema in grado di qualificarsi ulteriormente verso le imprese.
Questo processo dovrebbe consentire di realizzare politiche selettive e mirate, e, tramite meccanismi di perequazione da studiare insieme ai Comuni coinvolti, organizzare un sistema per gestire in modo unificato servizi, attività ed investimenti nelle aree coinvolte.
È evidente che il Comune di San Gimignano in questa partita dovrà e potrà giocare un ruolo importante.


Agricoltura, agriturismo ed agroalimentare
Il nuovo Piano Locale di Sviluppo Rurale 2007 – 2013 predisposto dall’attuale Amministrazione Provinciale evidenzia un grande sforzo di ricomposizione complessiva di visione e di azione e di individuazione di priorità chiare. Penso che il lavoro fatto fornisca delle ottime basi per proseguire questo percorso nei prossimi anni.
La centralità della “multifunzionalità” è sintesi ed anima all’attenzione del territorio, delle aree rurali, per le persone che ci vivono e per l’economia che ne deriva.
Mettere insieme con equilibrio è pensare alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica senza temere né rischi di musealizzazione e né di degrado.
La nuova PAC, i prodotti a denominazione e tipici, la filiera corta, solo per parlare di alcuni aspetti di produzione, per proseguire sul tema dell’agriturismo per parlare di un’ulteriore componente economica importante e per terminare sul paesaggio rurale per dare spazio, contesto e sintesi identitaria e di orgoglio per tutti noi.
L’impegno è come continuare a salvaguardare tutto questo patrimonio senza nascondersi le insidie che ci sono. Dalle pressioni sulle trasformazioni contestuali tra speculazioni immobiliari ed esigenze di nuova infrastrutturazione per i servizi degli agriturismi, alla difesa delle nostre DOC, DOCG, ma occorre anche richiamare le opportunità di valorizzazione che possono ridare vita a dei poderi abbandonati, a consentire il mantenimento del territorio derivante da quella cultura mezzadrile di manutenzione continua sui sentieri, sugli scoli, sulle siepi che evitano frane e mantengono l’orografia, alla ripulitura dei torrenti, insomma tutto il continuare a “coltivare” il nostro paesaggio rurale e mantenere viva la nostra cultura contadina.
Vista l’importanza che gli agriturismi rappresentano per il Comune di San Gimignano, ci sembra opportuno fare alcuni approfondimenti.
La provincia di Siena è la seconda provincia d’Italia per numero di agriturismi (dopo Bolzano) e la prima per numero di posti letto offerti. In Toscana la provincia di Siena ospita come già richiamato circa il 26% del totale degli agriturismi presenti in regione.
Il punto di avvio è che in 15 anni, dai 169 agriturismi del 1992 (che già di per se rappresentava un numero importante se paragonato ad altre province che non arrivano neppure oggi a questo numero, o che ci sono arrivate in tempi molto recenti) si è arrivati a fine 2006 a 1019 agriturismi pari ad un incremento del 503%. Rispetto al 30 settembre 2007 gli agriturismi in provincia di Siena sono ulteriormente cresciuti e sono arrivati a 1039.
Un fenomeno importante e di impatto sia per il settore agricolo che per quello turistico. Da questo contesto di riferimento viene rappresentata la situazione sia a livello di singolo comune che a livello circondariale in modo da avere come riferimento un doppio punto di vista: quello puntuale e quello contestuale di area.
Analizzando i dati sulle consistenze al dicembre 1992 e settembre 2007 degli agriturismi per comune si evidenzia una situazione molto disomogenea, non tanto per il contesto rurale quanto per il diverso richiamo turistico che ha il comune e la zona di riferimento.
Il dato più evidente è come il fenomeno sia partito tra l’area del Chianti e la Val d’Elsa (S. Gimignano) e si sia esteso poi agli altri territori evidenziando un vero boom tra Montepulciano e la Val d’Orcia.
La lettura del fenomeno agriturismo si lega principalmente alle caratteristiche evocative e di richiamo turistico che suscita l’area (ciò appare, come si vedrà, in modo ancora più chiaro ed evidente nelle analisi per circondario).
A completamento di questi primi dati, al fine di fornire un’indicazione di riferimento tra dimensione agricola e offerta agrituristica nei diversi contesti territoriali, se prendiamo come riferimento indicativo di “ruralità” (area agricola contestuale) dei comuni la SAT (superficie agricola totale) e la dividiamo per il numero degli agriturismi, notiamo forti differenze tra i diversi comuni dovute sia in termini assoluti (estensione SAT comunale e numerosità degli agriturismi), che relativi (rapporto tra le due grandezze).
I dati confermano anche con questa elaborazione quanto noto: ovvero che il “driver” nello sviluppo degli agriturismi è il richiamo turistico rurale e non il contesto agricolo in quanto tale. San Gimignano in particolare e Montepulciano e Pienza subito dopo rappresentano in modo inequivocabile questa situazione.
Allora se questa è la realtà degli agriturismi in provincia di Siena e in particolare a San Gimignano, un’attenzione particolare deve essere rivolta alla multifunzionalità produttiva e sul turismo rurale.
Multifunzionalità produttiva e turismo rurale sono due leve di riferimento che possono dare specificità e peculiarità contributoria nella tutela del territorio e del paesaggio e nella partecipazione alla configurazione del modello di sviluppo.
Impegnarsi a sostenere la multifunzionalità produttiva significa poter contribuire a formare condizioni di sostenibilità individuale, sociale ed ambientale e dare vitalità ai diversi sistemi locali rurali.
La vitalità dei sistemi locali rurali è la condizione di base in grado di mantenere in questi ambiti sani equilibri nell’interazione tra contesto fisico e popolazioni residenti e non cadere né nelle insidie della “musealizzazione” dei luoghi e né di caricare il territorio di tante “utilità” ed “opportunità” che stravolgono gli equilibri rurali di base.
Sul turismo rurale, nella stigmatizzazione delle differenze tra agriturismi e le altre forme di ospitalità rurali occorre lavorare per rafforzare e trasmettere il valore ed i valori che i sistemi rurali locali possiedono.
Una linea di lavoro potrebbe essere quella di promuovere maggiormente le interazioni e le integrazioni tra le strutture di offerta in modo che l’esperienza per gli ospiti possano divenire più vitale, ricca e varia. In questo senso ci sono almeno due percorsi utili su cui cercare di lavorare:
promuovere la condivisione di strutture tra più operatori (meglio una struttura ben organizzata che 4, 5 approssimate per carenze di risorse da investire e per i pochi margini che produce per i ridotti utilizzi che ciascuna di queste ha);
promuovere l’organizzazione di servizi comuni (es. organizzare in ogni agriturismo un servizio/iniziativa/evento a cui partecipano anche gli ospiti di altri agriturismi (socializzazione, migliore qualità dell’offerta e più bassi costi di organizzazione).
Sia l’una che l’altra contengono un valore che si potrebbe definire “ecologico” nel risparmio di risorse e di miglioramento dei risultati ottenibili e far vivere meglio l’esperienza dei luoghi agli ospiti. Promozioni su cui investire perché possono ridurre gli impatti ambientali (minor consumo del suolo, minor consumo delle risorse naturali ed energetiche) e promuovere un modello di offerta turistica innovativa, distintiva e sostenibile.


Cultura, turismo, ospitalità e commercio
San Gimignano è da molto tempo luogo di approdo per viaggiatori in cerca di arte, cultura, storia. Molto ha inciso su ciò il fatto che sia inserita nel patrimonio mondiale dell’UNESCO e se da un lato è privilegiata da questa situazione dall’altra ha una grande responsabilità nei confronti dell’umanità che le ha conferito tale riconoscimento. Il mondo ci guarda e ci giudica e valuta la nostra capacità di difendere, valorizzare e gestire questo patrimonio.
Il turismo, anche a causa della grande crisi economica globale, sta vivendo ora un momento molto difficile. Inoltre la concorrenza, sia in Italia che all’estero, di luoghi che offrono ricettività a prezzi più vantaggiosi rischia di peggiorare tale situazione. Oggi non si può più pensare che l’unicità del luogo sia sufficiente a convogliare qui un flusso turistico della stessa misura degli anni passati. Il viaggiatore è diventato più esigente, attento al rapporto qualità -prezzo, all’offerta di tipo culturale di eccellenza che rimane comunque ancora al primo posto nell’interesse della domanda riguardante i prodotti turistici della nostra zona.
Per affrontare tale cambiamento occorrono azioni strategiche, sinergiche e mirate che coinvolgano tutti. E’ necessaria una formazione alla cultura dell’accoglienza, attenta alla qualità dell’offerta, che veda tutti gli operatori del settore turistico e commerciale più disponibili e ricettivi a ciò che il turista richiede. E’ un dovere per chi vive in una città inserita fra i beni dell’UNESCO farsi tramite fra gli ospiti e il territorio. La consapevolezza generica di vivere in una città di così alto valore non basta, è necessaria una maggiore conoscenza della propria storia, dell’arte e del proprio patrimonio culturale da comunicare con entusiasmo a chi arriva per far si che rimanga in lui la memoria di una esperienza unica. E’ interesse di tutti, quindi, l’acquisizione di una visione più ampia del rapporto con il turista basata su una tipologia di accoglienza qualificata che lo invogli a sostare e ritornare. Anche incentivare eventi di tipo culturale di qualità da riproporre nel tempo è sicuramente un modo per attirare un grande numero di ospiti. Molti operatori ancora oggi reputano l’offerta culturale qualcosa di a sé stante che non ha relazione con l’attività commerciale.
Spoleto con il festival dei due mondi, Monticchiello con il teatro povero, la versiliana a Marina di Pietrasanta, Taormina arte, sono solo alcuni degli innumerevoli esempi di come l’investimento culturale può essere invece un forte veicolo di sviluppo turistico ed avere una grande e felice ricaduta sull’indotto economico e lavorativo.
Festivals, rassegne, incontri, eventi, muovono un grande numero di persone.
La durata prolungata di alcuni giorni di tali manifestazioni fa sì che i turisti soggiornino più a lungo e il fatto che siano un appuntamento fisso in una programmazione annuale crea una fidelizzazione.
San Gimignano ha ancora un forte richiamo turistico, ma se non si supporta l’attrattiva delle sue torri con proposte culturali di alto spessore che le diano una connotazione internazionale di qualità, rischia di avere visitatori sempre più frettolosi e veloci che scelgono, per soggiornare e fare i propri acquisti, altre realtà limitrofe e non, più disponibili e lungimiranti.
Infine, in una situazione in cui:
· la congiuntura economica è estremamente dinamica e variabile a livello nazionale e internazionale;
· non è chiara l’entità effettiva e la durata della crisi, né l’impatto sull’economia reale e su quella turistica in particolare;
· le previsioni internazionali evidenziano per il 2009 un calo delle presenze del -2% e degli arrivi del -1%;
· arrivano segnali contrastanti dai mercati internazionali e da quello domestico;
· cambia il comportamento di consumo dove la vacanza viene vista come bene irrinunciabile;
· aumenta il divario nella capacità di spesa del turista;
· i turisti di fascia alta continuano a viaggiare senza modificare sostanzialmente le loro abitudini, con una tenuta della capacità di spesa, anche se c’è una qualche attenzione in più al rapporto qualità-prezzo dei servizi acquistati,
diventa sempre più importante per il turismo provinciale e in particolare per quello comunale mantenere il posizionamento sul mercato attraverso una serie di accorgimenti che così possono essere sintetizzati:
1. sviluppare un’attenta politica di prezzo;
2. migliorare la qualità dei servizi offerti;
3. difendere e consolidare la forza e l’importanza che il brand toscana ha sia in Italia che all’estero;
4. investire verso un’ospitalità evoluta: migliorare la qualità e la cultura dell’accoglienza per essere maggiormente competitivi.

In una situazione di difficoltà anche il commercio, che rappresenta nella nostra realtà economica un settore importante, è coinvolto: flessione delle presenze turistiche, minore capacità di spesa, con conseguente diminuzione dei consumi.
In provincia di Siena negli ultimi anni sono stati attivati una serie di investimenti (da parte dei Comuni e finanziati con risorse regionali e Docup) per la realizzazione di infrastrutture e sistemi per l’innovazione, la qualificazione e lo sviluppo del sistema distributivo orientati alla organizzazione e creazione di “centri commerciali naturali” con particolare riguardo alla rivitalizzazione degli “esercizi di vicinato”, delle “aree mercatali” e dei centri storici e minori.
L’obiettivo strategico degli interventi realizzati – che ha visto interessato anche il Comune di San Gimignano - è stato quello di riqualificare e potenziare centri storici a vocazione commerciale con nuovi approcci di marketing anche allo scopo di rafforzare o creare una collaborazione sinergica tra pubblico e privato.
Ogni intervento si è poi concretizzato – nella quasi totalità dei casi - con la realizzazione di un “Progetto”, a partire dalla costituzione di un organo che rappresenti la rete di negozi associati, l’Associazione Centro Commerciale Naturale, dall’individuazione dei contenuti del progetto e dei ruoli di tutti coloro che partecipano alla sua realizzazione.
Esistono infatti in quasi tutti i Comuni Comitati di operatori, più o meno attivi, che in modo diverso, anche per la consistenza commerciale differente fra le varie realtà, agiscono e realizzano azioni di promozione e di animazione, cercando di dare un’identità ed un motivo di attrazione ai centri dove operano.
A San Gimignano questo non è ancora avvenuto ma esistono tutti i presupposti perché possa avvenire nell’immediato futuro.
Anche nel nostro Comune sono presenti uno o più mercati settimanali più o meno importanti, ma che comunque rappresentano tutti momenti di richiamo e di interesse per l’utenza locale ed in alcuni periodi dell’anno anche per quella di carattere turistico. Lo sforzo dovrà essere quello di cercare di adattare e pensare a creare un Centro Commerciale Naturale forte prima di tutto nella valorizzazione della realtà comunale. Creare in sintesi un centro commerciale naturale che faccia parte e si fondano in quel “Modello di Centro Commerciale provinciale” che da qualche anno è stato attivato anche grazie all’iniziativa della Provincia di Siena, ma che allo stesso tempo possa vivere di luce propria.
Strategico sarà dunque il ruolo che giocherà il Comune nel supportare ed assecondare lo sforzo richesto, attraverso indirizzi di programmazione e di compartecipazione che siano mirati alla salvaguardia ed allo sviluppo del tessuto commerciale esistente, delle Associazione di Categoria (rappresentanti diretti delle imprese) nel fornire i contributi tecnici e professionali necessari all’attuazione del progetto. Tutte le promozioni territoriali che si stanno ipotizzando, dovranno necessariamente tener conto di quello che è uno dei motori che fa vivere il territorio, ovvero la rete commerciale dei piccoli negozi di vicinato che da sempre costituisce un elemento di aggregazione e di socialità nelle vie e nelle piazze dei centri, ed un elemento di servizio importante, se non addirittura fondamentale, per alcune fasce della popolazione.


Partito Democratico San Gimignano
Coordinamento Forum Economia ed Attività produttive

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